Cefalunews, 16 maggio 2022
Durante il
periodo bellico le gallerie ferroviarie della penisola funsero da rifugio
antiaereo, soprattutto dettero riparo ai treni armati. Infatti, ciascun
convoglio era utilizzato essenzialmente per la difesa costiera e dei porti da
attacchi aeronavali.
Nella Seconda
Guerra Mondiale, i treni armati operarono in quasi tutto il territorio
metropolitano: il Golfo della Liguria, la costa adriatica, lo Ionio e il
Tirreno.
Ai ciascun T.A.
era assegnato un settore di difesa, solitamente lungo circa 60 chilometri,
l’assegnazione avveniva in base al calibro delle armi in dotazione, e alla la
distanza della ferrovia dal mare, quest’ultima, principale zona di minaccia.
Quindi, per ovvie ragioni strategiche, queste “navi da guerra su rotaia”
venivano custoditi nelle gallerie nel caso che sempre queste ultime esistessero
nelle vicinanze.
E’ notorio che in molte città d’Italia durante
l’ultima guerra mondiale, per venire in soccorso della popolazione colpita dai
bombardamenti, gli enti preposti per la protezione antiaerea, avviarono lavori
di costruzione e sistemazione di locali ad uso di rifugi aerei. Sorsero,
quindi, ricoveri antiaerei: in sotterranei, negli ipogei, in gallerie, in
grotte, ecc. Tuttavia, la popolazione, impaurita dai frequenti e devastanti
bombardamenti degli Alleati, per proteggersi scelse di rifugiarsi anche
all’interno dei tunnel ferroviari.
Scrivono gli
autori del libro “Treni Armati in Sicilia”: […] La difesa
od uscita delle gallerie ferroviarie veniva sorvegliata da personale militare
al fine di impedire azioni di sabotaggio. Si trattava di militari siciliani,
abitanti in zone limitrofe, abbandonati a loro stessi in zone impervie spesso
irraggiungibili se non col treno. Inutile dire che in molti casi le gallerie
vennero utilizzate anche dalla popolazione locale per proteggersi dagli
attacchi aerei nemici, creando così un traffico continuo di persone che a piedi
entravano e uscivano, aumentando il rischio d’infiltrazione di spie o sabotatori […].
Probabilmente il Treno Armato antinave di Termini
Imerese (TA152/1/T) attuò le stesse procedure di sicurezza adottate dagli altri
convogli sparsi nel resto della penisola. Tuttavia, facciamo nostra la
testimonianza di chi da bambino, visse sulla sua pelle i bombardamenti del 1943
che colpirono la città imerese. Lo scrivente intraprese l’intervista nel 2013
(proprio a settant’anni dallo sbarco Alleato in Sicilia, ovvero la nota
“Operazione Husky”), e ripubblicata lo scorso anno in: “Pagine sul secondo
conflitto mondiale in Sicilia e nel Distretto di Termini Imerese”:
[…] La
mattina del 12 luglio 1943, quando via radio fu comunicato al presidio militare
di Termini che stavano arrivando degli aerei americani, il treno armato si
affrettò ad andare a nascondersi sotto la galleria. I Marinai del treno armato,
passando, gridavano alla gente di andare nei ricoveri e di scappare. Dopo pochi
minuti sentimmo arrivare i bombardamenti […].
[…] Una parte
della popolazione di Termini bassa, specie dei quartieri di pescatori, si
rifugiò sotto la galleria del porto rimanendovi per diversi giorni. Quelli che
uscivano di là erano anneriti come carbone. Figurarsi le condizioni igieniche
di questi accampamenti di fortuna […].
Quindi ho domandato al Dott. Geologo Donaldo Di
Cristofalo (1) di darci un resoconto di ciò che ha visto durante il suo
sopralluogo in galleria, che ricordiamo era a unico binario, e smise di essere
adoperata negli anni ’50 del XX sec. per fare posto all’attuale linea ferrata
(che trovasi parallela a quella in disuso), attrezzata con due binari.
Galleria ferroviaria dismessa di Termini Imerese
(sopralluogo dell’11 maggio 2022)
«Con una
lunghezza di circa 350 metri lineari la galleria ha sostanzialmente la stessa
altitudine della linea ferrata in esercizio (attorno ai 15 m.s.l.m.).
Essa si
sviluppa su un’ampia curva, seguendo il rilievo roccioso soprastante (del
“Castello di Termini Imerese”).
Entrambi
gli ingressi sono rifiniti in conci di pietra calcarea, ma mentre nell’ingresso
lato Palermo tali conci proseguono per circa 12-15 metri, a rivestire tutta la
volta della galleria, dal lato Messina la sistemazione di tale primo tratto
risulta costituito da un rivestimento in mattoni pieni in terracotta.
Tutto il
resto dello sviluppo della galleria è ricavato dallo scavo nella roccia
costituente il rilievo, di natura calcarea.
Il
pavimento della galleria risulta privo sia degli elementi della linea ferrata
(traverse e binari), sia di qualunque tipo di massicciata, essendo
macroscopicamente costituito da terra fine compatta. A luoghi sono evidenti
percolazioni d’acqua dalla volta, con pozze di piccola dimensione e concrezioni
sulle pareti».
Note:
(1) Geologo, già funzionario presso il Comune di
Termini Imerese (PA), appassionato di storia militare e membro del “Comitato
spontaneo per lo studio delle fortificazioni militari”.
Bibliografia e sitografia:
Giulio Benussi, “Treni
armati, treni ospedale 1915-1945”, Ermanno Albertelli Editore,
Parma 1983.
Franco Rebagliati, “I treni
armati della R. Marina in Liguria (1940-1945)”, Alzani, Pinerolo, 2004.
Mario Pietrangeli, “Le ferrovie militarizzate, i treni armati, i treni
ospedale nella Prima e Seconda Guerra Mondiale (1915-1945)”, Como
CESTUDEC, 2012.
Virginio Trucco, “I treni armati”, Tecnica Professionale
N° 7 Luglio/Agosto 2013.
Giuseppe Longo, 2016, “Gennaio 1916:
entravano in azione i treni armati della Regia Marina”, Cefalunews, 26 gennaio.
Giuseppe Longo, 2020, “La storia dei treni
armati della Regia Marina”, Cefalunews, 28 luglio.
Giuseppe Longo, “Il treno
armato tra i due conflitti mondiali”, in “Pagine
sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese”,
Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici (I.S.P.E.), Palermo, 2021.
Giuseppe Longo 2021, “Prima Guerra Mondiale: “Le navi da guerra su rotaia.
L’esordio in Adriatico”, Cefalùnews, 27 novembre.
Lorenzo Bovi, Calogero Conigliaro, Giuseppe Todaro, “Treni armati
in Sicilia”. Ediz. Illustrata, Edizioni Ardite 2022.
Foto di copertina: Ingresso della galleria dismessa - lato Messina.
Foto 2: Ingresso della galleria dismessa scavata nella roccia calcarea (lato Palermo).
Foto 3: Ingresso della galleria dismessa -lato Palermo.
Foto 4: Le due gallerie parallele (da sinistra quella dismessa e l’altra in attività) con ingresso lato Messina.
Giuseppe Longo
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